venerdì 1 marzo 2013

i SALOON di CN: RON GILAD!


Eccoci al primo articolo della rubrica "i SALOON di CN", con un invitato di eccezione!

Artista e designer, israeliano che ha vissuto a New York e lavora in Italia, fresco del premio di  Wallpaper* come Designer of the year, con alle spalle (solo recentemente) un'installazione personale al Wright di Chicago e al salone del Mobile. Suoi lavori sono esposti al Metropolitan Museum of Art, Museum of Art and Design in New York e al Tel Aviv Museum of Art, ma ha ancora tanto da fare e da immaginare.
Questo (e molto altro) è Ron Gilad.

Ron viene descritto in molti modi, da "filosofo degli oggetti quotidiani", a "elegantemente minimalista", "linguista" e "sviluppatore di concetti tridimensionali". Noi abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo, qui in CN, e ora lasciamo che sia lui a parlarci del suo lavoro.


Quando hai iniziato a disegnare e perchè?
Già da piccolo ho iniziato a fare schizzi e bozzetti, poi mi sono annoiato di usare solo carta e matine, quindi ho iniziato a giocare con i righelli. Così, all'improvviso, tutto è diventato molto simmetrico e tridimensionale, architettonico. Ho studiato poi architettura, ma ero troppo impaziente: per vedere i risultati dei progetti bisognama aspettare mesi o addirittura anni. Per questo decisi di ridurre la scala e iniziai a studiare product design.

Perché senti questo bisogno di creare?
Credo che questo sia il mio modo di comunicare col mondo. Esprimo le mie idee tramite gli  oggetti e non le parole, come ad esempio fanno gli scrittori.

Cerchi di comunicare un contenuto specifico?
Cerco di creare degli spazi per me, il mio mondo, tramite questi oggetti. E' più un discorso su di me che non sul cliente.

Possiamo dire che la tua fonte di ispirazione sia il tuo mondo interiore?
No, non necessariamente. Penso che quando si faccia design, il tutto sia finalizzato ad una certa funzione. Molte delle mie creazioni hanno un background fato di studi culturali e ricerche storiche, in relazione ad uno specifico tempo passato. La maggior parte delle volte parto da qualcosa che esiste già. Quindi è come costruire un altro livello, non si parte da zero, cercando di essere innovativi, ma costruisco un livello personale di interpretazione a quello che vedo.




Puoi farci qualche esempio?
Certo, la nuova 56 collection di Adele-C. L'idea era di creare una seduta e un armadio. Ma mancava il modo di elevarli dalla superficie. Non volevo creare una nuova gamba, così ho ricercato nel passato e ho trovato la sedia Thonet, che in qualche modo si presta molto bene ad essere ridotta in scala e diventare una sorta di gamba. Nelle sue forme curve e smorzate c'è qualcosa che non interrompe lo spazio.


E' diverso creare per una collezione che sarà poi venduta o per un allestimento?
Lo è nel senso che, quando lavori per una galleria, ti puoi permettere di diventare concettuale. Altrimenti, quando si lavora con un'azienda, bisogna sviluppare il concetto per la vendita su diversi canali.
Produci per una particolare clientela?
No, anzi, sto cercando di eliminare la competizione tra i miei clienti. Lentamente, nel corso di qualche anno, spero che realizzino quanto siano complementari tra di loro. Sto cercando di unire un mondo di imprese che prima erano separate, che collaborino per qualcosa di nuovo. (ci ricorda qualcosa come... questo!) 


Che genere di relazione c'è tra te e l'Italia?
Molto speciale. Ho vissuto a New York per 12 anni e, anche se mi trovavo bene, sentivo di non essere del tutto in linea con la cultura americana. Non perché sia buona o cattiva, ma semplicemente perché è diversa da quella da cui provengo.
Poi, improvvisamente, ebbi l'opportunità di lavorare con delle aziende italiane e l'essere diretti e "caldi" degli italiani, mi ha colpito. L'Italia è per me il perfetto equilibrio tra la cultura israeliana e quella americana. E' molto facile, qui, comunicare, personalizzare. Non è un discorso solo di prodotto e profitto, ma si basa tutto sul rapporto personale.

E ora.. parliamo un po' di CN!

Quando hai incontrato per la prima volta Silvio?
La prima volta fu tre anni fa, quando stavo lavorando per il primo allestimento con Dilmos. Stavamo cercando dei produttori e mi hanno detto "Noi abbiamo il miglior produttore, sa fare di tutto!" e così iniziammo a collaborare.

Qual'è stata la tua prima impressione di CN?
Ho subito pensato che il livello professionale era molto alto, ma c'era anche un vero rispetto del valore artistico degli oggetti. Si capiva bene come le cose andavano fatte in ambito tecnico, come si cotruivano e si concludevano i progetti.

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