mercoledì 19 giugno 2013

Forum Legnoarredo: le aziende italiane allo specchio

Giovedì scorso, 13 giugno, presso la fiera Milano Congressi si è tenuto il Secondo Forum di FederlegnoArredo.
Il presidente di FederlegnoArredo Roberto Snaidero

«Un grande evento per un grande settorea dimostrazione che il nostro tessuto produttivo svolgerà con sempre maggiore efficacia un ruolo di primo piano nella crescita del Paese. Noi siamo consapevoli di questo compito e siamo pronti» così dice R. Snaidero. 

Il forum si è dimostrata un'occasione di verificare la vivacità di questo settore: più di mille partecipanti e decine di ospiti si sono alternati in una giornata di incontri tematici. 
Anche CN Arredamento era presente e oggi vi raccontiamo un po' cosa abbiamo capito noi e cosa ci è sembrato interessante. 



La prima sessione plenaria, intitolata "Le eccellenze dell'italianità" è stata piacevolmente animata da P. Daverio, che più che moderatore i è posto come provocatore di G. Anzani, P. Gandini, C. Luti, A. Margaritelli, R. Illy e A. Romano, tutti esponenti di spicco del settore, che hanno portato sul palco la loro esperienza e le loro sensazioni, a volte contrastanti, sui modi di porsi delle aziende italiane. Importantissime sono le nostre radici, la tolleranza, la proponesione estetica, il contenuto ingegneristico che sappiamo sviluppare... anche se la realtà ci dice che siamo ancora poco capaci di fare sistema. Ma proprio dalla nostra capacità di FARE il BELLO, possiamo ripartire e fondare il nostro rapporto con l'estero, proponendoci come "educatori alla bellezza e alla qualità".


Abbiamo poi seguito diversi workshop, sdoppiandoci nelle varie sale ed imparando i nuovi modelli di scelta del consumatore, come costruire business e come un bell'ufficio può renderci felici. Riguardo quest'ultimo argomento, è stato interessante scoprire come si stiano sviluppando modelli di lavoro ben diversi a quelli a cui siamo abituati (specialmente qui in Brianza!), dove il benessere del lavoratore è garantito attraverso una serie di asset intangibili, un ambiente di lavoro che stimoli la

creatività, benefit economici e formativi. Importantissimo in questo senso è far capire ai lavoratori il VALORE del loro lavoro e, in qualche modo, restituirglielo. In questo senso è molto importante agire con una business intelligence, in grado di prepare un business plan che sappia esattamente da dove e quando arriverà la ricchezza prodotta, per poterla redistribuire. In CN abbiamo già attuato in ques'ottica, il progetto G.Ma.P., potete approfondirlo sempre sul nostro blog!







martedì 4 giugno 2013

Essere o non essere (SOCIAL)?

Partiamo da alcuni dati:
- il 77% delle aziende italiane (il 2% in più rispetto all'anno scorso) usa i social media.
- il 94% di esse lo usa per e-commerce, seguono, in ordine di preferenze, obiettivi generali di diffusione dell'immagine, vendite promozionali, raccolta di nuovi lead e feedback immediati di nuovi clienti.
- Facebook, Twitter e Google+ sono in testa, seguono LinkedIn, Youtube e Pinterest, accompagnati da una buona percentuale di aziende (40%) che dispone di un blog.
- Crescono applicazioni ed advertising.
- La gestione è affidata nella maggioranza dei casi all'area commerciale o assistenza clienti, a volte è esterna all'azienda, pochissime volte c'è un team dedicato.

Solo il 12% delle aziende che utilizza questi mezzi è pienamente soddisfatto, mentre il 50% si dichiara solo parzialmente soddisfatto. Sui social stessi si discute della bontà di questi canali, di come vadano usati e del SE vadano usati.

In realtà, se guardassimo un poco fuori dal nostro Paese, scopriremmo che nel resto del mondo questi canali sono ben più sfruttati, studiati e quindi redditivi. Questo perché permettono di avere un sacco di vantaggi, impossibili da negare:
- creazione di una rete
- individuazione di nuovi target
- essere visibili sui motori di ricerca
- creare un rapporto fiduciario con i clienti
- poter interagire direttamente
- creare la propria immagine
- ascoltare tutti gli stakeholders
- dare risposte in tempo reale
- misurare il traffico di informazioni sulla tua azienda...
Etc... insomma, tante cose belle ed utitli, il sogno di qualsiasi commerciale.
MA? c'è sempre un MA, come in tutte le migliori invenzioni.
Qui il MA è particolarmente rilevante perché si rivela vera la citazione di un supereroe caro a tutti: "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità".

Possiamo dire che tanto sono validi questi strumenti, tanto sono dannosi se non usati propriamente, più o meno come succede quando diamo un arco in mano a Marco Galiazzo o ad un bambino. Capite bene che la differenza è abissale.

Se vogliamo che le frecce centrino il bersaglio, bisogna allenarsi, avere chiaro in mente l'obiettivo da raggiungere, misurare il vento e tonificare i muscoli, scegliere la freccia e l'arco adatto... insomma, avere ben chiaro cosa si vuole fare e come.
In caso contrario rischiamo di colpire il nostro amico che fa il tifo per noi a bordo campo.
I social possono essere quindi ottimi strumenti così come pessime scelte, come accade per qualsiasi altro STRUMENTO che si usa in azienda. Attenzione quindi! Il social NON è la soluzione, ma un MEZZO per TROVARE SOLUZIONI!

Ora, sfatato il mito che il social sia un must e che sia la salvezza di ognuno di noi (piacerebbe a tutti avere avere la bacchetta magica!), scendiamo un po' più nel dettaglio, presentando il caso di CN Arredamento.

La nostra è un'azienda B2B, ovvero per i non-inglesofili, un'azienda terzista, che si occupa di svolgere un
servizio per altre imprese (nel caso specifico parliamo di industrie di mobili, studi di architettura, designer, privati...). E cosa potremmo noi guadagnare da una strategia del genere?
Sicuramente farci conoscere. Per noi non è importante il contatto col cliente singolo, quanto avere una piattaforma che ci consente di presentare il nostro servizio a chiunque cerchi una falegnameria che realizzi i suoi progetti. CN ha pensato ad una STRATEGIA WEB che ci permetta di presentare un servizio e di essere contattabile tramite numerosi mezzi, da un tweet a un post, da qualsiasi parte del mondo, a qualsiasi ora. CN sta crescendo e la sua comunicazione si fa sempre di più strutturata ed integrata, il mondo dei social web è una carta da giocare per la completezza del nostro profilo.
Abbiamo quindi deciso di creare una pagina su Facebook, Twitter e Google+, per condividere con chiunque qualcosa della nostra realtà e far capire a chi ci si sta affidanto.
Abbiamo aggiunto Pinterest, per mostrare visivamente chi siamo e in cosa crediamo.
Non potevamo di certo farci mancare LinkedIn, una piattaforma più professionale, dove discutere con altri "addetti del settore".

Ovviamente non è stato facile e non lo è tuttora: per strutturare un profilo occorre molto tempo e molta cura. Possiamo dire di essere dei neofiti e di stare ancora regolando l'arco per lanciare le nostre frecce.
Per lo meno, quelle che abbiamo tirato fin'ora, sono rimaste nel campo di gioco.



martedì 28 maggio 2013

l'ART DECO e il NOVECENTO

Continua la storia del Design italiano sul nostro blog!
Oramai ci siamo addentrati a pieno nel XX secolo, in Europa il grande movimento dell'Art Nouveau si scontra con varie tendenze, tra le quali la più forte è quella del Deutscher Werkbund, il movimento tedesco legato all'arte applicata.
Mobile bar, Art Déco
Letto di J-E. Ruhlmann

Da questo contesto di cambiamenti, nasce l'Art Déco, che per la prima
volta accomuna lo stile del nuovo e del vecchio continente, creando una
forma di INTERNAZIONALISMO anche nel gusto.
I maggiori contributi vengono dall'opera di Le Corbusier, in Francia e da un gruppo nutrito di artisti, tra i quali Ruhlmann, Hoffmann, che colaboravano con aziende come quella di Sue e Mare.

I mobili prodotti sono ancora influenzati dalla poetica liberty, ma le linee curve vengono intervallate da quelle spezzate e gli elementi geometrici si fanno via via più presenti e prendono il loro spazio. I mobili si integrano: tavoli con credenze, divani con armani, armadi con pareti. I mobili piccoli diventano sempre più funzionali ed in questo periodo viene inventato il mobile bar. I materiali sono sfarzosi, ricercati e spesso combinati.

In Italia tutti questi motivi e stilemi sono attentuati da quella tendenza chiamata "Novecento", ossia un ritorno all'ordine, un'avanguardia moderata dove i valori classicistici vengono declinati secondo un aspetto provinciale e casereccio.
Centro indiscusso dello sviluppo di questa tendenza è Milano, per quanto riguarda le arti decorative invece è bene ricordare le biennali del 1923, '25 e sotrattutto '27 a Monza, dove esordisce Giò Ponti e vengono sviluppati nuovi concetti anche nel modo di lavorare: si fa sempre più importante il ruolo di progettista all'interno delle fabbriche e l'arredamento "contract" dei negozi sviluppa sempre di più il suo senso estetico.


Palazzo dell'Arte - G. Muzio
In Italia operano Grandi come Giovanni Muzio, Tomaso Buzzi, Emilio Lancia e Giò Ponti; questi ultimi due nel 1927 lanciano per la Rinascente una serie di mobili economici, semplici e funzionali, costruiti da Domus Nova (insieme a Il Labirinto, una delle imprese più importanti del periodo). Questa collaborazione è però una rarità nel panorama; sebbene con Ponti la collaborazione tra arte ed industria si sia ormai consolidata, il risultato è ancora una produzione più artigianale e di lusso.



lunedì 20 maggio 2013


CN festeggia un nuovo traguardo...
5000

Visite al nostro blog!
Grazie a tutti!


giovedì 16 maggio 2013

Al SALOON con DAVIDE!

Lo riconoscete? Se siete mai passati in CN, l'avrete sicuramente incontrato!
Oggi Davide Cappi è con noi ai Saloon di CN, nella prima intervista della sua vita!

Ciao Davide, presentati al nostro pubblico!
Sono Davide Cappi, sono socio della ditta CN Arredamento. Ho iniziato a lavorare nella ditta di famiglia nel 1986, poi nel 1991 io e mio fratello Silvio, abbiamo ritirato CN . Partendo da una piccola bottega in affitto a Giussano, siamo passsati in un capannone più grande ed ora abbiamo spostato la produzione qui a Carugo, nel nuovo capannone.



Qual'è il tuo ruolo in azienda?
In realtà copro più ruoli! Faccio un po' di tutto, dò una mano in tutti gli uffici e in produzione. Lavoro da una posizione di comando, i miei colleghi mi chiedono tante cose, anche perché ho un po' di esperienza. Anche dall'esterno mi tengono come punto di riferimento.

Hai sempre fatto questo lavoro?
Sì, sono partito come falegname e poi ho svolto varie mansioni. Un po' mi manca lavorare in falegnameria. Però ultimamente mi trovo bene anche in ufficio, perchè svolgo tanti lavori da solo e non devo dipendera da nessuno, quindi posso dire di essere contento di tutto il cammino che ho fatto.


Come sono i rapporti con i fornitori e i clienti?
Sono buoni., non tutti mantengono le promesse che fanno, ci sono tanti ritardi... Ma è sempre stato così, non è questione di crisi, qualcuno è molto bravo, ma alcuni (sempre gli stessi) sono sempre in ritardo!


Cosa ti piace del tuo lavoro?
C'è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Mi è sempre piaciuto lavorare nel mondo del legno, in falegnameria c'è sempre qualcosa da imparare.

Cos'ha di speciale CN Arredamento?
Che riesce a fare un po' di tutto. Lavoriamo diversi materiali legnosi e poi siamo molto flessibili, dalla serie al personalizzato. Per questo abbiamo sempre avuto lavoro, anche in questo periodo di crisi.
Bisognerà sempre fare un po' di  tutto, soprattutto col mercato che c'è ora... magari specializzarsi più sull'arredamento speciale. Le commesse non mancano, mancano gli uomini con le capacità tecniche. Non ci sono scuole fuori che formano, bisogna fare tanta esperienza. Non credo che le macchine possano essere un'alternativa, però penco che il lavoro dell'ufficio tecnico, come fare bene i disegni e programmare la produzione, potrà semplificare le cose, ma la manodopera specializzata è imprescindibile.
Qui in CN abbiamo alcune persone molto brave e altre sono arrivate qui per crescere e vedo che lo stanno facendo.

Cosa fai nel tuo tempo libero?
Tempo libero? E' pochissimo! Mi piace stare con i bambini e farli giocare, portarli a calcio. Faccio una vita normalissima. Aiuto in oratorio, mi piace fare volontariato per gli altri.

Un grazie a Davide e apresto!



lunedì 13 maggio 2013

Italy vs taxes

Last month, on the Italian most read economy newspaper, the Sole24Ore, there was an interesting article about duties and export.

The Salone del Mobile 2013 in Milan, just ended few weeks ago. This is the perfect period to make some consideration about the market. All Italian furniture companies agree on the same point: they need to export and to open to new international markets, by leveraging on the Made in Italy value.

The furniture sector will increase 72% of its value, before 2017, according to a recent research of Confindustria. This will occur thanks to the rise of 192 millions of "new rich" people, that will spend 30 biliard euros in the Italian furniture sector.
This is not only a very important business chance  but it will have an important influence on the creativity of this industry. We all know that Italian taste in design (and not only) is one of the most respected and lots of foreign designers and industries are in search of it, bringing their own influence.

So... Welcome to all growing countries, such the BRIC group (Brazil, Russia, India and China), or the MIST (Mexico, Indonesia, Korea, Turkey). But also Vietnam, Egypt, Libya, Tunisia, Argentina... But watch out!!!

One of the most problematic issues is the one concerning TARIFFS, that are applied in these countries. They are rated for different import goods and various phases of the import process, but they all causes the same result: the price of the goods imported raises, so export, that should be the lifesaver of Italian economy, risks to sink companies.

Here you can find some examples: in Brazil and in India, it might happen hat taxes rises the value of the imported good up to the 100% of its value! This is caused by the accumulation of indirect tariffs and impost: custom, federal, state and municipal duties, VAT and other taxes.
In Argentina there is a amount bond: import deal must be equal to the export one. Moreover, there is a strict law on certification; this problem can also be found in China. Both countries need specific certificates of safety and quality, that are processed only by specialized companies.

There are different ways to overcome the problems, here you can find the most popular solutions:
- Relocate part of the production path: exporting semi-finished products, components or just know-how procedures is less expensive and less complicate; as matter of the fact, emerging countries get competitive skills from this kind of import.
- Moving the goods through other countries, that are less tax-imposing.
Do you use any other method? Let us know!


martedì 30 aprile 2013

Export e dazi

Prendendo spunto da un articolo del 13 Aprile scorso sul Sole24Ore, riprendiamo l'argomento dell'internazionalizzazione,

E' appena finito il Salone del Mobile 2013, quale occasione migliore per testare l'andamento del mondo dell'arredamento?
Le conclusioni di tutti concordano sullo stesso punto, ossia la crescente importanza dell'apertura del Made in Italy ai mercati internazionali.

Per l'arredamento si prevede infatti un incremento del 72% entro il 2017 (rapporto di Confindustria "Esportare la dolce vita"), grazie ai 192 milioni di nuovi ricchi, che si formeranno in quel periodo. Insomma, 30 miliardi di euro che entreranno nelle casse del nostro settore, leader indiscusso di prodotti di qualità. Un'opportudità di business dunque, ma anche di innovazione: giovani e importanti designer ammirano il gusto italiano e la ricercatezza dei prodotti e sono proprio loro che ci vengono a cercare. Un esempio: Oscar Niemeyer.

Quindi benvenuti tutti i paesi in via di crescita: BRIC in primis (Brasile, Russia, India e Cina), ma anche i nuovi MIST (Messico, Indonesia, Sud Corea e Turchia). Ma anche Vietnam, Egitto, Libia, Tunisia, Argentina... Ma con attenzione!

Uno dei problemi maggiori riscontrati è quello riguardante le politiche di DAZI, applicate in questi paesi.
I modi possono essere diversi, ma hanno tutti uno stesso risultato: quello di imporre tasse esorbitanti sul caro export che dovrebbe salvarci.
I paesi in questione adottano infatti un atteggiamento protezionistico, a favore della loro economia.

In Brasile (dove il dazio può arrivare fino al 100% del valore del bene) e in India, questo succede in modo non del tutto diretto, per via di una sommatoria di tasse e balzelli: tasse doganali, federali, statali e comunali si sommano all'Iva e ad altre imposte obbligatorie.
In Argentina il problema riguarda sia la quantità di import per il paese (che deve essere pari a quella dell'export) sia le certificazioni, una barriera importante anche per l'agognata Cina. In entrambi i paesi infatti, si devono disporre di appositi certificati di sicurezza, che possono essere ottenuti solo da laboratori certificati.

Come fare per ovviare il problema? Le soluzioni più gettonate sono:
- Delocalizzare parte della produzione: l'export di semilavorati, componenti e puro know how ha notevoli agevolazioni (i Paesi emergenti infatti traggono un vantaggio produttivo dall'acquisizione di un know how già solido);
- Passare per altri paesi: ovvero transitare la merce per altri Stati, con politiche meno rigide e facilitare così l'ingresso nel Paesi-obiettivo.
Altre idee?