domenica 31 marzo 2013
martedì 26 marzo 2013
Il LIBERTY
1902, Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa, Torino.
" Vorremmo che questa mostra organica di arredi non avesse soltanto di mira un aristocratico carattere di eleganza e di bellezza d'arte, ma anche e soprattutto un carattere pratico ed industriale. Vorremmo, in una parola, che artisti e fabbricanti non tendessero tanto alla creazione di pregevoli oggetti di lusso, quanto allo studio di tipi di decorazione completa, adatti a tutte le case e a tutte le borse e massime alle più umili, in modo da promuovere un reale, efficace e completo rinnovamento dell'ambiente".
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, il legame tra Arte ed Industria va via via affermandosi, trovando primo effettivo riconoscimento nell'Art Nouveau, nella Secessione, nello Jugendstil e nel Floreale. Tutti nomi della stessa tendenza che, pur affermandosi alla fine del XIX secolo, può essere considerata, sia per lo stile, che per il carattere industriale, la prima tendenza del XX secolo.
Il manifesto artistico è, per la prima volta, sostenuto da un nutrito gruppo di imprenditori ed artigiani, industriali, architetti ed abanisti che si impegnavano attivamente nella produzione, già in crescita da metà dell'Ottocento.
Se Ernesto Basile è forse il maggior esponende del Liberty, Vittorio Ducrot è il nome più rappresentativo nel settore arredo. Il loro binomio, sfociato nella collaborazione per la ditta Golia, rappresenta un modello modernissimo di organizzazione: non solo produzione di mobili, ma anche arredamento "contract", per alberghi e navi, il tutto sostenuto da una nutrita rete di distribuzione nei negozi.
Insieme a loro, un grande riconoscimento è stato ottenuto anche da Antonio Ugo.
Le arti applicate del primo '900 sono dominate dalla categoria dei mobilieri; otre al binomio Basile-Ducrot ricordiamo l'architetto Moretti e il mobiliere Ceruti, attivo a Milano, dove nel 1906 si svolse un'altra internazionale.
La produzione non era riservata ad un élite, ma questo è un discorso che vale più per i complementi di arredo. I mobili erano infatti soggetti ad una lavorazione artigiana molto particolare, che richiedeva modelli e disegni in scala grande al vero e che si "inventava" ogni volta per rispondere alle nuove esigenze di materiali e di forme. Se la sedia Thonet nasceva da sagome meccanicamente incollate, i mobili di Art Nouveau venivano costruiti di volta in volta, allo scopo di vitalizzare "ad arte" ogni oggetto di vita quotidiana.
Quali sono le caratteristiche dello stile? Beh, è uno dei più conosciuti ed imitati e il suo nome "Floreale" esprime chiaramente il riferimento ad elementi naturali. Bisogna però sottolineare che lo stile liberty non "imita" la natura, ma "gli organici processi che ne determinano le forme", come dice De Fusco. La LINEA è il carattere fondamentale, la linea sinuosa che si moltiplica e si avvolge su se stessa, si contrasta e viene traslata. L'elemento floreale viene poi declinato di regione in regione, e per motivi di produzione seriale, si regolarizza in modo geometrico.
L'influenza del liberty è ancora oggi, in Italia, forte: l'eredità è una visione di artidesign, ossia quella disciplina che mescola artigianato e design. Succede così anche qui in CN, dove si mescola la presenza di importanti architetti e designer con quella di artigiani con un'esperienza grandissima nel campo delle lavorazioni del legno.
" Vorremmo che questa mostra organica di arredi non avesse soltanto di mira un aristocratico carattere di eleganza e di bellezza d'arte, ma anche e soprattutto un carattere pratico ed industriale. Vorremmo, in una parola, che artisti e fabbricanti non tendessero tanto alla creazione di pregevoli oggetti di lusso, quanto allo studio di tipi di decorazione completa, adatti a tutte le case e a tutte le borse e massime alle più umili, in modo da promuovere un reale, efficace e completo rinnovamento dell'ambiente".
Tavolino da tè in mogano e cristallo - E. Basile |
Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, il legame tra Arte ed Industria va via via affermandosi, trovando primo effettivo riconoscimento nell'Art Nouveau, nella Secessione, nello Jugendstil e nel Floreale. Tutti nomi della stessa tendenza che, pur affermandosi alla fine del XIX secolo, può essere considerata, sia per lo stile, che per il carattere industriale, la prima tendenza del XX secolo.
Il manifesto artistico è, per la prima volta, sostenuto da un nutrito gruppo di imprenditori ed artigiani, industriali, architetti ed abanisti che si impegnavano attivamente nella produzione, già in crescita da metà dell'Ottocento.
Se Ernesto Basile è forse il maggior esponende del Liberty, Vittorio Ducrot è il nome più rappresentativo nel settore arredo. Il loro binomio, sfociato nella collaborazione per la ditta Golia, rappresenta un modello modernissimo di organizzazione: non solo produzione di mobili, ma anche arredamento "contract", per alberghi e navi, il tutto sostenuto da una nutrita rete di distribuzione nei negozi.
Insieme a loro, un grande riconoscimento è stato ottenuto anche da Antonio Ugo.
Sedia - Bugatti |
Le arti applicate del primo '900 sono dominate dalla categoria dei mobilieri; otre al binomio Basile-Ducrot ricordiamo l'architetto Moretti e il mobiliere Ceruti, attivo a Milano, dove nel 1906 si svolse un'altra internazionale.
La produzione non era riservata ad un élite, ma questo è un discorso che vale più per i complementi di arredo. I mobili erano infatti soggetti ad una lavorazione artigiana molto particolare, che richiedeva modelli e disegni in scala grande al vero e che si "inventava" ogni volta per rispondere alle nuove esigenze di materiali e di forme. Se la sedia Thonet nasceva da sagome meccanicamente incollate, i mobili di Art Nouveau venivano costruiti di volta in volta, allo scopo di vitalizzare "ad arte" ogni oggetto di vita quotidiana.
Etagère - Ducrot |
L'influenza del liberty è ancora oggi, in Italia, forte: l'eredità è una visione di artidesign, ossia quella disciplina che mescola artigianato e design. Succede così anche qui in CN, dove si mescola la presenza di importanti architetti e designer con quella di artigiani con un'esperienza grandissima nel campo delle lavorazioni del legno.
venerdì 22 marzo 2013
La STORIA DEL DESIGN
Ancora una novità importante per il nostro blog... inizia la rubrica dedicata alla storia del DESIGN!
Oramai gli oggetti dei design fanno parte della nostra vita quotidiana, li vediamo e li usiamo tutti i giorni, ci viviamo letteralmente in mezzo.
Ma chi li ha inventati? Da dove arrivano? Perché sono fatti così?
Beh, se non si è degli addetti ai lavori o studiosi dell'argomento, è difficile andare oltre al semplice apprezzamento estetico dell'oggetto e al nome che è di moda.
In quanto produttore di alcni di questi oggetti, CN si propone quindi di provare a fare una panoramica sulla storia del design MADE IN ITALY.
Sessantuna di Cassina |
Perché questa scelta?
Semplice: il valore del MADE IN ITALY nel campo dell'arte (e dell'artigianato) è innegabile, e ha una storia lunga secoli. La creatività e la continua ricerca di valore sono asset portanti per la nostra economia, sono vie che non bisogna mai smettere di percorrere per ottimizzare il proprio lavoro.
Quindi, perché non iniziare a guardare il patrimonio che ci troviamo in casa e valorizzarlo giustamente?
Tutto questo va fatto però senza dimenticare che il mondo si sta facendo sempre più internazionale e le contaminazioni si fanno via via più forti!
Quindi.. a Lunedì, con il primo articolo sullo stile LIBERTY!
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martedì 19 marzo 2013
New business models! (?)
CN's blog doesn't speak only about wood and design: CN is, first of all, an enterprise, and so it lives the troubled life of the business planet.
CN must be sensible to what is new in its sector, not only regarding techniques, but also regarding the managerial approach.
We have already spoken about how important is the executive education and how, in CN, there is a new management control system. Today we are going a little further, by starting exploring a subject that is an unlimited source for discussion and publication.
What are these "new business models"??
A business model explore how a company creates, delivers and capture value (either economical or social). Its construction is part of the business strategy and it is composed by a broad range of formal and informal description of the core aspects of the business, that are, for example, purpose, offering, strategies, infrastructure, organizational structure, trading practices and operational processes. The business model describes and classify business, but it is also used by creative manager to get a perspective and formulate a recipe.
This process has been modified according to the development of new ways of production, along with the industrial revolution, because it refers to the context.
The economic crisis has forced a new change of these models, because of the changes in financial context, as well as the rise of new needs and ideas.
Adapting our business model seems to be the main road to exit the crisis.
But how can we do that? There are multiple starting points, such as books, courses, meetings...
Regarding the Italian publishing, each publishing house has proposed its own volume.
Here there are just few of them: FAG has published in 2012 a "Manuale pratico" to "Creare modelli di business" (Practical manual to create business models), the Camera di Commercio in Milan proposes, printed by Mondadori, a manual titled "Verso nuovi modelli di business" (Towards new kind of business models), written by M. Magatti, professor at Universitò Cattolica; in the meantime, Franco Angeli and Springer focus on new models in the services businesses.
Finally, there is a huge number of specialized publishing, especially for the e-business and new technologies.
This is a success at a global level; as you may know, there are various "best seller", like "Business Model Generation" and "Blue Ocean Strategy".
All authors have some guidelines in common. Here you can find few of them.
Remember that these do not work as a magic wand, they are just a starting point for re-thinking.
-> Rigorous method
-> Remarkable creativity
-> Do more and better, with less
-> Incrising the immaterial assets, to create added value
-> Appraise the production chain
-> Value all type of resources (human, social, environmental)
-> Caring about sustainability
Here in CN, since a year, we have been re-thinking our business model, along with the purposes here above.
The result is still in progress, but, essentially, we have chosen to present ourselves at the SOLE REFERENT for our clients, giving them a COMPLETE SERVICE.
This policy has created the possibility for the client to refer only to a person for an entire project, that go between the various actors of the production; moreover this process can crate a network in which different organisations can cooperate.
And what about YOU?
Leave a comment and tell us what have changed in your business!
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lunedì 18 marzo 2013
Nuovi modelli di business! (?)
Il blog di CN Arredamento non si occupa solo di legno e design: CN è prima di tutto un'impresa e come tale vive in nel mondo (oggi abbastanza problematico) dell'imprenditorialità.
Come ogni altra buona industria deve avere un occhio di riguardo alle novità del settore, sia per quanto riguarda le tecniche, sia per la parte economica e gestionale.
Negli scorsi mesi vi abbiamo parlato dell'importanza della formazione, del nuovo sistema di controllo di gestione che si sta implementando... Oggi vogliamo invece parlare di un argomento che sembra una fonte inasauribile di pubblicazioni, discussioni e idee.
Sempre più spesso si sente parlare di "nuovi modelli di business", ma cosa significa questo?
Un modello di business si compone di diverse variabili, di origine sia organizzativa che strategica, che, se ben orchstrate, consentono all'azienda di acquisire un vantaggio competitivo sul mercato nel quale opera.
Significa quindi saper fare diverse cose:
- Convertire l'innovazione in valore, seguendo una determinata strategia;
- Definire l'organizzazione, per poter raggiungere gli obiettivi prefissati;
- Codificare i rapporti col mercato;
- Creare un sistema di controllo in grado di analizzare i risultati e "prevedere" il futuro.
Questo processo è soggetto a numerose e diversissime rielaborazioni; la crisi che stiamo vivendo ha messo a dura prova non solo il portafoglio, ma anche le idee degli imprenditori e da qui la proliferazione di creazioni di nuovi modelli, che sembrano la via principale di uscita da questa difficile situazione.
Manuali, corsi, società specializzate... Numerose sono le occasioni per potersi mettere in discussione e ripensare alla propria impresa in un'ottica completamente diversa.
In campo editoriale, ogni casa editrici propone la sua: la FAG ha pubblicato nel 2012 un "Manuale pratico" per "Creare modelli di business", la Camera di Commercio di Milano propone, edito da Mondadori, un manuale "Verso nuovi modelli di business", di M. Magatti, professore all'Universitò Cattolica, mentre la Franco Angeli e la Springer si sono concentrate sui nuovi modelli nel campo delle aziende di servizi.
E tutto questo non comprende la galassia di pubblicazioni minori e specializzate per settore, tra i quali si fanno particolarmente presenti l'e-business e le nuove tecnologie.
Il grande successo di questo tema è visibile a modello globale: ne sono testimoni libri divenuti veri e propri best seller, come "Business Model Generation" e "Blue Ocean Strategy", solo per citarne un paio.
Ma quali sono le linee guida che vanno per la maggiore?
Ecco un breve (e di sicuro incompleto) elenco. Non abbiamo la sfrontatezza di dirvi che questa sia la bacchetta magica, ma potrebbe essere un buon punto di partenza.
-> Metodo rigoroso
-> Forte creatività
-> Fare più e meglio
-> Puntare sugli asset immateriali per l'aumento del valore
-> Valorizzare la filiera
-> Valorizzare le risorse (umane, sociali, ambientali)
-> Curare la sostenibilità
In CN c'è stato da quasi un anno un ripensamento dell'impresa in quest'ottica, e il risultato è stato questo: la scelta di fornire un servizio COMPLETO al cliente, di porsi al mercato come UNICO REFERENTE per i progetti di realizzazione di arredamento di interni.
Questo ha creato la possibilità di fornire un servizio che risulti "comodo" per il cliente, che si trova un unico interlocutore in grado di mediare tra i vari reparti di produzione; dall'altra parte, nel backstage se così si può dire, si è creata una rete di imprese che si aiutano e sostengono l'un l'altra.
Come ogni altra buona industria deve avere un occhio di riguardo alle novità del settore, sia per quanto riguarda le tecniche, sia per la parte economica e gestionale.
Negli scorsi mesi vi abbiamo parlato dell'importanza della formazione, del nuovo sistema di controllo di gestione che si sta implementando... Oggi vogliamo invece parlare di un argomento che sembra una fonte inasauribile di pubblicazioni, discussioni e idee.
Sempre più spesso si sente parlare di "nuovi modelli di business", ma cosa significa questo?
Un modello di business si compone di diverse variabili, di origine sia organizzativa che strategica, che, se ben orchstrate, consentono all'azienda di acquisire un vantaggio competitivo sul mercato nel quale opera.
Significa quindi saper fare diverse cose:
- Convertire l'innovazione in valore, seguendo una determinata strategia;
- Definire l'organizzazione, per poter raggiungere gli obiettivi prefissati;
- Codificare i rapporti col mercato;
- Creare un sistema di controllo in grado di analizzare i risultati e "prevedere" il futuro.
Questo processo è soggetto a numerose e diversissime rielaborazioni; la crisi che stiamo vivendo ha messo a dura prova non solo il portafoglio, ma anche le idee degli imprenditori e da qui la proliferazione di creazioni di nuovi modelli, che sembrano la via principale di uscita da questa difficile situazione.
Manuali, corsi, società specializzate... Numerose sono le occasioni per potersi mettere in discussione e ripensare alla propria impresa in un'ottica completamente diversa.
In campo editoriale, ogni casa editrici propone la sua: la FAG ha pubblicato nel 2012 un "Manuale pratico" per "Creare modelli di business", la Camera di Commercio di Milano propone, edito da Mondadori, un manuale "Verso nuovi modelli di business", di M. Magatti, professore all'Universitò Cattolica, mentre la Franco Angeli e la Springer si sono concentrate sui nuovi modelli nel campo delle aziende di servizi.
E tutto questo non comprende la galassia di pubblicazioni minori e specializzate per settore, tra i quali si fanno particolarmente presenti l'e-business e le nuove tecnologie.
Il grande successo di questo tema è visibile a modello globale: ne sono testimoni libri divenuti veri e propri best seller, come "Business Model Generation" e "Blue Ocean Strategy", solo per citarne un paio.
Ma quali sono le linee guida che vanno per la maggiore?
Ecco un breve (e di sicuro incompleto) elenco. Non abbiamo la sfrontatezza di dirvi che questa sia la bacchetta magica, ma potrebbe essere un buon punto di partenza.
-> Metodo rigoroso
-> Forte creatività
-> Fare più e meglio
-> Puntare sugli asset immateriali per l'aumento del valore
-> Valorizzare la filiera
-> Valorizzare le risorse (umane, sociali, ambientali)
-> Curare la sostenibilità
In CN c'è stato da quasi un anno un ripensamento dell'impresa in quest'ottica, e il risultato è stato questo: la scelta di fornire un servizio COMPLETO al cliente, di porsi al mercato come UNICO REFERENTE per i progetti di realizzazione di arredamento di interni.
Questo ha creato la possibilità di fornire un servizio che risulti "comodo" per il cliente, che si trova un unico interlocutore in grado di mediare tra i vari reparti di produzione; dall'altra parte, nel backstage se così si può dire, si è creata una rete di imprese che si aiutano e sostengono l'un l'altra.
E voi?
Lo spazio dei commenti è a vostra disposizione per raccontarci come avete cambiato la vostra impresa!lunedì 11 marzo 2013
From log... to solid wood!
Hello to everyone! Welcome back on CN's BLOG!
Today's post is about some technical feature: we're going to write about...SOLID WOOD.
What is solid wood? Usually this definition is used to distinguish between ordinary lumber and engineered wood. It is also known as lumber and it is made by the older part of the log, next to the center, that is called heartwood. Sapwood, instead, is used to produce veneer, as we have already seen here and here.
In order to became finished lumber, cutting a log isn't enough: there are special procedures that allow the wood to become more resistant over time and to the weathering.
After debarking, the wood can be sawn in different ways, depending on its size. This process requires a great attention, because the result should appear homogeneous and without cracks and knots. These are often visible in the core, from which the roughest material comes.
What are knots? They simply are what remains of old branches: limbs grow from the center of the log and when it grows too, new layers simply cover the start of these branches and form knots.
The sawing produces lumbers and boards, which measures are different in each country.
In Italy they are divided in different classes:
- Class A: sharp;
- Class B: round edge;
- Class C: chamfer.
Here nearby you can see the different cuts that lumbers and boards usually have.
But, before being sold, these pieces need to be treated.
We must say, indeed, that untreated wood (the log) has a 40-50% of moisture content! When wood is used as a construction material, il will absord or desorb moisture, in order to be in equilibrium with its surroundings. This equilibrium must be controlled to prevent damages: that's why wood must be dried to that equilibrium moisture. There are different ways of drying: natural (or air) or artificial. This process causes the wood to have around 20% of moisture content.
The loss of water causes the wood to become lighter and contract.
At this point, a different treatments start, to protect the wood from insects, fungi and molds. For this purpose, there are special chemical compounds or a particular way of drying, called KVH (Konstruktionvollholz), that, though a drying that reduces the moisture content to 12%, allows the wood to be ready to sell, without any other treatment.
Lumbers and boards are usually smoothed and cut at the edges, there is a selection and then they are marked and bounded.
Solid wood has some advantages:
- it is eco-friendly: it's a renewable material and for this and many other reasons is used in the green building.
- it lasts in time: it properly treated and if you take care of it, the material of first choice has a long life.
- precious: but also... expensive!
- resistant and flexible: wood is a "lining" material and can easily adapt to the surroundings.
On the other hand, you should be attentive to:
- choose very good and high quality material.
- choose a proper treatment.
A big problem of solid wood is due to its dimension: this could be solved thanks to the use of laminated wood or using a finger joint.
Dal tronco... al massello!
Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Oggi torniamo in pista con la nostra rubrica dedicata ai tecnici e parliamo di... LEGNO MASSELLO.
Dicesi legno massello quella porzione di legno estratta dalla parte più interna e densa del tronco (il cui nome è durame), ovvero quella meno giovane rispetto all'alburno, da cui solitamente si ricava l'impiallacciatura, come già visto qui e qui.
Per arrivare al materiale che viene poi lavorato dai falegnami però, non basta tagliare un tronco, ma occorre prendersene cura in modo che non "soffra" il passare del tempo e l'aggressione degli agenti atmosferici.
Dopo essere passato da un centro di scortecciatura, il tronco può essere segato un vari modi, a seconda della sua grandezza. La segatura impone una particolare attenzione a chi la esegue, perché il risultato finale deve essere omogeneo e privo di spaccature o nodi. Questi sono per lo più presenti nella parte centrale del legno, dalla quale in generale si ottiene il materiale più "difettoso" e destinato alla costruzione.
Curiosità: cosa sono i nodi e come si formano? I nodi altro non sono che residui della crescita dei rami: questi infatti si sviluppano dal midollo, ossia dalla parte più centrale del tronco. Una volta che l'albero cresce, gli strati successivi si sovrappongono e coprono i nodi, che rimangono quindi dei "tappa-buchi" all'interno della struttura del legno. Per questo motivo spesso si staccano e creano dei buchi o delle imperfezioni.
Il risultato della segatura sono: travi, morali, tavole o listelli, a seconda della loro forma e/o misura.
Si dividono in diverse classi:
- Classe A: a spigolo vivo;
- Classe B: a spigolo tondo;
- Classe C: a spigolo sgrossato.
Nella figura qui a fianco si possono vedere i diversi tagli di legno massello in commercio.
Ma prima di essere venduti, questi segati devono subire dei trattamenti. Occorre infatti ricordare che il legno "vergine" (ovvero il tronco appena tagliato) ha un'umidità che è circa del 40-50%; prima di essere lavorato deve quindi essere essiccato, naturalmente al chiuso o in particolari essiccatoi, con condizioni di atmosfera controllata. In questo modo l'umidità del legno si abbassa fino al 12 - 20%. Si parla qui di stagionatura del legno.
La perdita di umidità causa un ritiro del legno, più sul raggio del tronco che non nella sua lunghezza.
L'umidità persa però, può essere recuperata dal materiale, se non sottoposto ad opportuno trattamento, e quindi causare una ri-espansione.
A questo punto bisogna intervenire per proteggere il legno da insetti o muffe, con opportune protezioni chimiche. Esiste però un particolare tipo di stagionatura, contraddistinta dal marchio KVH (Konstruktionvollholz) che evitano questo ulteriore processo di protezione, attraverso una riduzione ancora maggiore dell'umidità, attorno al 15%.
Terminata l'essiccatura, i segati vengono di norma venduti direttamente; piallati e rifilati nelle dimensioni standard, selezionati, stampigliati e legati in pacchi.
Il massello presenta alcuni vantaggi rispetto al lagno impiallacciato:
- ecologico: è un prodotto rinnovabile e riciclabile, con caratteristiche importanti per la bioedizilia.
- duraturo: se trattato opportunamente e periodicamente curato, il materiale di prima scelta ha una lunga vita.
- pregiato: ma sicuramente più caro!
- resistente e flessibile: essendo un materiale "vivo", risponde alle sollecitazioni dell'ambiente.
D'altra parte bisogna fare attenzione a:
- scegliere del materiale di ottima qualità.
- trattarlo con particolari mordenti, vernici, olii o resine.
Un limite importante del legno massello è quello dovuto alle dimensioni: il problema può sempre essere ovviato con la tecnica della giuntura a pettine o ricorrendo a del legno lamellare.
Oggi torniamo in pista con la nostra rubrica dedicata ai tecnici e parliamo di... LEGNO MASSELLO.
Dicesi legno massello quella porzione di legno estratta dalla parte più interna e densa del tronco (il cui nome è durame), ovvero quella meno giovane rispetto all'alburno, da cui solitamente si ricava l'impiallacciatura, come già visto qui e qui.
Per arrivare al materiale che viene poi lavorato dai falegnami però, non basta tagliare un tronco, ma occorre prendersene cura in modo che non "soffra" il passare del tempo e l'aggressione degli agenti atmosferici.
Dopo essere passato da un centro di scortecciatura, il tronco può essere segato un vari modi, a seconda della sua grandezza. La segatura impone una particolare attenzione a chi la esegue, perché il risultato finale deve essere omogeneo e privo di spaccature o nodi. Questi sono per lo più presenti nella parte centrale del legno, dalla quale in generale si ottiene il materiale più "difettoso" e destinato alla costruzione.
Curiosità: cosa sono i nodi e come si formano? I nodi altro non sono che residui della crescita dei rami: questi infatti si sviluppano dal midollo, ossia dalla parte più centrale del tronco. Una volta che l'albero cresce, gli strati successivi si sovrappongono e coprono i nodi, che rimangono quindi dei "tappa-buchi" all'interno della struttura del legno. Per questo motivo spesso si staccano e creano dei buchi o delle imperfezioni.
Il risultato della segatura sono: travi, morali, tavole o listelli, a seconda della loro forma e/o misura.
Si dividono in diverse classi:
- Classe A: a spigolo vivo;
- Classe B: a spigolo tondo;
- Classe C: a spigolo sgrossato.
Nella figura qui a fianco si possono vedere i diversi tagli di legno massello in commercio.
Ma prima di essere venduti, questi segati devono subire dei trattamenti. Occorre infatti ricordare che il legno "vergine" (ovvero il tronco appena tagliato) ha un'umidità che è circa del 40-50%; prima di essere lavorato deve quindi essere essiccato, naturalmente al chiuso o in particolari essiccatoi, con condizioni di atmosfera controllata. In questo modo l'umidità del legno si abbassa fino al 12 - 20%. Si parla qui di stagionatura del legno.
La perdita di umidità causa un ritiro del legno, più sul raggio del tronco che non nella sua lunghezza.
L'umidità persa però, può essere recuperata dal materiale, se non sottoposto ad opportuno trattamento, e quindi causare una ri-espansione.
A questo punto bisogna intervenire per proteggere il legno da insetti o muffe, con opportune protezioni chimiche. Esiste però un particolare tipo di stagionatura, contraddistinta dal marchio KVH (Konstruktionvollholz) che evitano questo ulteriore processo di protezione, attraverso una riduzione ancora maggiore dell'umidità, attorno al 15%.
Terminata l'essiccatura, i segati vengono di norma venduti direttamente; piallati e rifilati nelle dimensioni standard, selezionati, stampigliati e legati in pacchi.
Il massello presenta alcuni vantaggi rispetto al lagno impiallacciato:
- ecologico: è un prodotto rinnovabile e riciclabile, con caratteristiche importanti per la bioedizilia.
- duraturo: se trattato opportunamente e periodicamente curato, il materiale di prima scelta ha una lunga vita.
- pregiato: ma sicuramente più caro!
- resistente e flessibile: essendo un materiale "vivo", risponde alle sollecitazioni dell'ambiente.
D'altra parte bisogna fare attenzione a:
- scegliere del materiale di ottima qualità.
- trattarlo con particolari mordenti, vernici, olii o resine.
Un limite importante del legno massello è quello dovuto alle dimensioni: il problema può sempre essere ovviato con la tecnica della giuntura a pettine o ricorrendo a del legno lamellare.
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venerdì 8 marzo 2013
#IWD: l'arredamento alle donne!
Dedichiamo il nostro post di oggi alle donne: in questa giornata, International Women Day (Giorno internazionale delle donne) si è sommersi gli auguri e gli elogi al sesso debole (o forte?!) e ci si esorta ad una più attenta considerazione di quella che è, da sempre, la forza motrice della comunità.
In questi ultimi anni, l'argomento "quote rosa" è stato trattato in lungo e in largo, teorizzato e qualche volta applicato, ma, se da una parte i miglioramenti non si possono negare, restano comunque ancora numerose questioni da risolvere e dibattiti da concludere.
Anche nel mondo dell'arredamento, la componente femminile sta facendo sentire sempre di più la sua voce: dall'ideazione alla realizzazione vera e propria. Eggià, le quote rosa non si limitano a tenere in mano la matita, ma anche chiodi e martello.
Sebbene nel 2009, una mostra al Centre Pompidou di Parigi metteva in evidenza il fatto che le elles-designer nella collezione del museo erano solo 4 (articolo di Artribune), non possiamo dire che il mondo dell'inventiva in rosa sia così limitato. I nomi delle donne nel design si stanno facendo via via più forti ed è innegabile il loro contributo in innovazione. Charlotte Perriand, Cini Boeri, Gae Aulenti, Patricia Urquida, Matali Crasset, Inga Sempé, il collettivo Front, Paola Navone, Miriam Mirri, Laura Fiaschi, Donata Paruccini e Ilaria Morelli sono solo alcuni nomi. Potrete conoscerne alcune meglio qui, dove trovare delle bellissime interviste.
Dimostrano un senso della novità e dell'inventiva che non ha nulla da invidiare a quello dei loro colleghi maschi e sono altrettanto attente alla funzionalità e all'estetica; alcune di loro, dopo lunghe carriere costellati di successo non si arrendono e continuano a progettare.
E per la realizzazione?
Nonostante il falegname sia tradizionalmente un mestiere maschile, non sono poche le esordienti in questo mondo che, fregandosene delle convenzioni, prendono taglierino, chiodi e martello ed iniziano a costruirsi i propri prototipi.
Progettazione ed ideazione, ma anche cura dell'esposizione: le italianissime Paola Antonelli e Silvana Annichiarico dirigono i dipartimenti di Design rispettivamente del MoMA e della Triennale.
Ma cosa succede nelle nostre case?
Come sanno benissimo tutte le coppie (se volete rivedere questo divertente articolo, vene renderete conto), la donna è il guru in famiglia dell'arredamento. Un'indagine del forum alfemminile.com, mostra quanto e come le donne europee si sappiano muovere nel campo dell'arredo di interni: esse scelgono secondo il loro sentimento, perché "l'arredamento deve somigliarmi". Il mondo del mobile diventa un modo per esprimere i propri gusti, sempre con un occhio attento alle novità... e al prezzo ovviamente! Le donne si informano, guardano internet, programmi televisivi e riviste specializzate; comprano in negozi di fiducia, e si danno da fare perché gli ambienti siano organizzati, pratici e sempre nella forma migliore!
Per concludere: se qualcuno di voi avesse voglia di vedere una bella mostra, a Milano, a Palazzo Morando, una mostra ad ingresso libero racconta le "Donne in bottega". Designer, imprenditrici e artigiane, produttrici di innovazione dal 1906. E da molto prima.
In questi ultimi anni, l'argomento "quote rosa" è stato trattato in lungo e in largo, teorizzato e qualche volta applicato, ma, se da una parte i miglioramenti non si possono negare, restano comunque ancora numerose questioni da risolvere e dibattiti da concludere.
Anche nel mondo dell'arredamento, la componente femminile sta facendo sentire sempre di più la sua voce: dall'ideazione alla realizzazione vera e propria. Eggià, le quote rosa non si limitano a tenere in mano la matita, ma anche chiodi e martello.
Sebbene nel 2009, una mostra al Centre Pompidou di Parigi metteva in evidenza il fatto che le elles-designer nella collezione del museo erano solo 4 (articolo di Artribune), non possiamo dire che il mondo dell'inventiva in rosa sia così limitato. I nomi delle donne nel design si stanno facendo via via più forti ed è innegabile il loro contributo in innovazione. Charlotte Perriand, Cini Boeri, Gae Aulenti, Patricia Urquida, Matali Crasset, Inga Sempé, il collettivo Front, Paola Navone, Miriam Mirri, Laura Fiaschi, Donata Paruccini e Ilaria Morelli sono solo alcuni nomi. Potrete conoscerne alcune meglio qui, dove trovare delle bellissime interviste.
Dimostrano un senso della novità e dell'inventiva che non ha nulla da invidiare a quello dei loro colleghi maschi e sono altrettanto attente alla funzionalità e all'estetica; alcune di loro, dopo lunghe carriere costellati di successo non si arrendono e continuano a progettare.
E per la realizzazione?
Nonostante il falegname sia tradizionalmente un mestiere maschile, non sono poche le esordienti in questo mondo che, fregandosene delle convenzioni, prendono taglierino, chiodi e martello ed iniziano a costruirsi i propri prototipi.
Progettazione ed ideazione, ma anche cura dell'esposizione: le italianissime Paola Antonelli e Silvana Annichiarico dirigono i dipartimenti di Design rispettivamente del MoMA e della Triennale.
Ma cosa succede nelle nostre case?
Come sanno benissimo tutte le coppie (se volete rivedere questo divertente articolo, vene renderete conto), la donna è il guru in famiglia dell'arredamento. Un'indagine del forum alfemminile.com, mostra quanto e come le donne europee si sappiano muovere nel campo dell'arredo di interni: esse scelgono secondo il loro sentimento, perché "l'arredamento deve somigliarmi". Il mondo del mobile diventa un modo per esprimere i propri gusti, sempre con un occhio attento alle novità... e al prezzo ovviamente! Le donne si informano, guardano internet, programmi televisivi e riviste specializzate; comprano in negozi di fiducia, e si danno da fare perché gli ambienti siano organizzati, pratici e sempre nella forma migliore!
Per concludere: se qualcuno di voi avesse voglia di vedere una bella mostra, a Milano, a Palazzo Morando, una mostra ad ingresso libero racconta le "Donne in bottega". Designer, imprenditrici e artigiane, produttrici di innovazione dal 1906. E da molto prima.
domenica 3 marzo 2013
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Su Casamica di questo sabato,10 pagine dedicate a Ron Gilad! Lo trovate anche sul nostro blog, qui!
On Casamica, on Saturday 2nd March, you can find a 10 pages article about Ron Gilad! You can find an exclusive interview on our blog, here!
venerdì 1 marzo 2013
CN SALOON... Ron Gilad!
First article of the new series "CN SALOON", with an exceptional guest!
Artist and designer, he gained experience in Tel Aviv, New York and Italy. Just awarded of the Designer of the year prize by Wallpaper*, recently in the Wright in Chicago and at Salone del Mobile with a solo exhibition. Pieces of his work compose the collections of the Metropolitan Museum of Art, Museum of Art and Design in New York and the Tel Aviv Museum of Art, where he's going to have a personal exhibition next summer.But he has much more to do and to imagine. This (and much more than this) is Ron Gilad.
Ron is described as "philosopher of everyday objects", "with a minimalist elegance", "linguistic", "developer of 3D concepts"... but we were so lucky to talk to him last month and now we'll let him speak about himself and his work.
When did you start to design and why?
I think I was doing sketches from a very young age and then I was bored by just using the pencils and the paper so I started to work with the rulers and suddenly everything started to become very symmetric and architectonic, three dimensional.
Then I studied architecture in high school, but I realized that I was too impatient to wait months or years to see the first product, so I decided to reduce scale and to study product design.
Why do you have this need to create?
I think this is my way to communicate with the world. I communicate my ideas through objects and not through words, as writers, for instance, do.
Do you want to communicate special ideas?
I'm trying to create for myself spaces and my own world, through objects. So it's less about the client and more about myself.
So is your source of inspiration yourself and your interior?
No, not necessarily. I think that, when you are designing, after all, you are thinking about a certain function. In most of my designs there is a lot of cultural research and things that relate to specific place and time, most of the time relates to the past. Most of the times I'm basing my ideas on what already exists. So it's just like building another layer: it's not like starting from zero and trying to be innovative, I just add another layer on what I see.
Can you make some examples?
The new 56 collection for Adele-C. The idea was to create a surface for sitting and a container. The thing that was missing was how to elevate it from the floor. I didn't want to create a new leg, I looked a little bit in the past and I founded the Thonet chair, which somehow fits very well to be reduced in scale and become a leg. There is something very smoothing, the curves and everything, that doesn't really interrupt the space.
Is it different for you to design pieces for a collection or for an exhibition?
It is, in the sense that I think that when you are working in a gallery you can allow yourself to become a conceptual. However, when you are working with a company you just need to have a concept and develop it in different channels.
Do you have a particular sort of client you are focusing on?
No, I'm trying a lot to have no competition between my clients. Slowly I hope in few years, they will realize they are complementary to each others. I'm creating a world that until now was separated between this companies, I'm putting them together to start something new. (It remember to me something like.. this!)
What kind of relationship there is, between you and Italy?
A very special one. I lived 12 years in New York and even though sometimes I felt comfortable, I always felt some kind of disconnection to the American culture. Not because it is bad or good, it's just different from what I'm coming from. Suddenly I had the chance to start working with Italy, with Italian companies, and I found so much warmth and directness, as I'm used in Israel. Italy for me is like a perfect balance between the Israelian and American culture. There is something very easy: the communication and the possibility to become personal. It's not just about a product or making money, communication with people is the way.
And now... a little talk about CN!
When did you first met Silvio?
I first met Silvio three years ago, when I was working on the first exhibition with Dilmos. we were looking for producers and I don't know how, Dilmos said "we have the best producer, he can do everything" and that was the first time we started a collaboration.
What was your first impression of CN?
I thought that the level of professionalism was very high but there was a lot of respect to the artistic value that I added to my pieces. There was a kind of understanding of what things needed to be engineered, built and finished.
Artist and designer, he gained experience in Tel Aviv, New York and Italy. Just awarded of the Designer of the year prize by Wallpaper*, recently in the Wright in Chicago and at Salone del Mobile with a solo exhibition. Pieces of his work compose the collections of the Metropolitan Museum of Art, Museum of Art and Design in New York and the Tel Aviv Museum of Art, where he's going to have a personal exhibition next summer.But he has much more to do and to imagine. This (and much more than this) is Ron Gilad.
Ron is described as "philosopher of everyday objects", "with a minimalist elegance", "linguistic", "developer of 3D concepts"... but we were so lucky to talk to him last month and now we'll let him speak about himself and his work.
When did you start to design and why?
I think I was doing sketches from a very young age and then I was bored by just using the pencils and the paper so I started to work with the rulers and suddenly everything started to become very symmetric and architectonic, three dimensional.
Then I studied architecture in high school, but I realized that I was too impatient to wait months or years to see the first product, so I decided to reduce scale and to study product design.
Why do you have this need to create?
I think this is my way to communicate with the world. I communicate my ideas through objects and not through words, as writers, for instance, do.
Do you want to communicate special ideas?
I'm trying to create for myself spaces and my own world, through objects. So it's less about the client and more about myself.
No, not necessarily. I think that, when you are designing, after all, you are thinking about a certain function. In most of my designs there is a lot of cultural research and things that relate to specific place and time, most of the time relates to the past. Most of the times I'm basing my ideas on what already exists. So it's just like building another layer: it's not like starting from zero and trying to be innovative, I just add another layer on what I see.
Can you make some examples?
The new 56 collection for Adele-C. The idea was to create a surface for sitting and a container. The thing that was missing was how to elevate it from the floor. I didn't want to create a new leg, I looked a little bit in the past and I founded the Thonet chair, which somehow fits very well to be reduced in scale and become a leg. There is something very smoothing, the curves and everything, that doesn't really interrupt the space.
Is it different for you to design pieces for a collection or for an exhibition?
It is, in the sense that I think that when you are working in a gallery you can allow yourself to become a conceptual. However, when you are working with a company you just need to have a concept and develop it in different channels.
Do you have a particular sort of client you are focusing on?
No, I'm trying a lot to have no competition between my clients. Slowly I hope in few years, they will realize they are complementary to each others. I'm creating a world that until now was separated between this companies, I'm putting them together to start something new. (It remember to me something like.. this!)
What kind of relationship there is, between you and Italy?
A very special one. I lived 12 years in New York and even though sometimes I felt comfortable, I always felt some kind of disconnection to the American culture. Not because it is bad or good, it's just different from what I'm coming from. Suddenly I had the chance to start working with Italy, with Italian companies, and I found so much warmth and directness, as I'm used in Israel. Italy for me is like a perfect balance between the Israelian and American culture. There is something very easy: the communication and the possibility to become personal. It's not just about a product or making money, communication with people is the way.
And now... a little talk about CN!
When did you first met Silvio?
I first met Silvio three years ago, when I was working on the first exhibition with Dilmos. we were looking for producers and I don't know how, Dilmos said "we have the best producer, he can do everything" and that was the first time we started a collaboration.
What was your first impression of CN?
I thought that the level of professionalism was very high but there was a lot of respect to the artistic value that I added to my pieces. There was a kind of understanding of what things needed to be engineered, built and finished.
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i SALOON di CN: RON GILAD!
Eccoci al primo articolo della rubrica "i SALOON di CN", con un invitato di eccezione!
Artista e designer, israeliano che ha vissuto a New York e lavora in Italia, fresco del premio di Wallpaper* come Designer of the year, con alle spalle (solo recentemente) un'installazione personale al Wright di Chicago e al salone del Mobile. Suoi lavori sono esposti al Metropolitan Museum of Art, Museum of Art and Design in New York e al Tel Aviv Museum of Art, ma ha ancora tanto da fare e da immaginare.
Questo (e molto altro) è Ron Gilad.
Ron viene descritto in molti modi, da "filosofo degli oggetti quotidiani", a "elegantemente minimalista", "linguista" e "sviluppatore di concetti tridimensionali". Noi abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo, qui in CN, e ora lasciamo che sia lui a parlarci del suo lavoro.
Quando hai iniziato a disegnare e perchè?
Già da piccolo ho iniziato a fare schizzi e bozzetti, poi mi sono annoiato di usare solo carta e matine, quindi ho iniziato a giocare con i righelli. Così, all'improvviso, tutto è diventato molto simmetrico e tridimensionale, architettonico. Ho studiato poi architettura, ma ero troppo impaziente: per vedere i risultati dei progetti bisognama aspettare mesi o addirittura anni. Per questo decisi di ridurre la scala e iniziai a studiare product design.
Perché senti questo bisogno di creare?
Credo che questo sia il mio modo di comunicare col mondo. Esprimo le mie idee tramite gli oggetti e non le parole, come ad esempio fanno gli scrittori.
Cerchi di comunicare un contenuto specifico?
Cerco di creare degli spazi per me, il mio mondo, tramite questi oggetti. E' più un discorso su di me che non sul cliente.
No, non necessariamente. Penso che quando si faccia design, il tutto sia finalizzato ad una certa funzione. Molte delle mie creazioni hanno un background fato di studi culturali e ricerche storiche, in relazione ad uno specifico tempo passato. La maggior parte delle volte parto da qualcosa che esiste già. Quindi è come costruire un altro livello, non si parte da zero, cercando di essere innovativi, ma costruisco un livello personale di interpretazione a quello che vedo.
Puoi farci qualche esempio?
Certo, la nuova 56 collection di Adele-C. L'idea era di creare una seduta e un armadio. Ma mancava il modo di elevarli dalla superficie. Non volevo creare una nuova gamba, così ho ricercato nel passato e ho trovato la sedia Thonet, che in qualche modo si presta molto bene ad essere ridotta in scala e diventare una sorta di gamba. Nelle sue forme curve e smorzate c'è qualcosa che non interrompe lo spazio.
E' diverso creare per una collezione che sarà poi venduta o per un allestimento?
Lo è nel senso che, quando lavori per una galleria, ti puoi permettere di diventare concettuale. Altrimenti, quando si lavora con un'azienda, bisogna sviluppare il concetto per la vendita su diversi canali.
Produci per una particolare clientela?
No, anzi, sto cercando di eliminare la competizione tra i miei clienti. Lentamente, nel corso di qualche anno, spero che realizzino quanto siano complementari tra di loro. Sto cercando di unire un mondo di imprese che prima erano separate, che collaborino per qualcosa di nuovo. (ci ricorda qualcosa come... questo!)
Che genere di relazione c'è tra te e l'Italia?
Molto speciale. Ho vissuto a New York per 12 anni e, anche se mi trovavo bene, sentivo di non essere del tutto in linea con la cultura americana. Non perché sia buona o cattiva, ma semplicemente perché è diversa da quella da cui provengo.
Poi, improvvisamente, ebbi l'opportunità di lavorare con delle aziende italiane e l'essere diretti e "caldi" degli italiani, mi ha colpito. L'Italia è per me il perfetto equilibrio tra la cultura israeliana e quella americana. E' molto facile, qui, comunicare, personalizzare. Non è un discorso solo di prodotto e profitto, ma si basa tutto sul rapporto personale.
E ora.. parliamo un po' di CN!
Quando hai incontrato per la prima volta Silvio?
La prima volta fu tre anni fa, quando stavo lavorando per il primo allestimento con Dilmos. Stavamo cercando dei produttori e mi hanno detto "Noi abbiamo il miglior produttore, sa fare di tutto!" e così iniziammo a collaborare.
Qual'è stata la tua prima impressione di CN?
Ho subito pensato che il livello professionale era molto alto, ma c'era anche un vero rispetto del valore artistico degli oggetti. Si capiva bene come le cose andavano fatte in ambito tecnico, come si cotruivano e si concludevano i progetti.
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